Comunicato stampa | Allerta genocidio: l’Azerbaigian attacca il Nagorno-Karabakh

Oggi il regime dittatoriale dell’Azerbaigian ha lanciato un attacco militare su larga scala contro il Nagorno-Karabakh, noto anche come Artsakh, dove 120’000 cristiani armeni sono sotto assedio da nove mesi.

Stepanakert geriet am 19. September unter Artilleriebeschuss
Foto: Marut Vanyan/Twitter

Stepanakert è stata attaccata il 19 settembre. Foto: Marut Vanyan/Twitter

 

John Eibner, Presidente internazionale di CSI, avverte: “Se gli alleati e i partner commerciali dell’Azerbaigian, ovvero Stati Uniti, Regno Unito, Russia, Unione Europea, Israele e Svizzera, non agiranno immediatamente per frenarlo, verranno commesse uccisioni di massa e altre atrocità contro la popolazione civile della regione. Il genocidio è imminente”.

CSI ha appreso da Vardan Tadevosyan, Ministro della Sanità della Repubblica di Artsakh, che la capitale Stepanakert è sotto continuo bombardamento da parte dell’artiglieria. “Siamo sotto attacco”, afferma.

Il ministero della Difesa azero ha annunciato di aver iniziato un’operazione militare per “neutralizzare le infrastrutture militari” degli armeni e “ripristinare l’ordine costituzionale della Repubblica dell’Azerbaigian”. La conquista armata del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaigian comporterà nientemeno che l’annientamento della sua antica popolazione armena.

Il 7 settembre Elchin Amirbayov, un portavoce del Presidente dell’Azerbaigian, ha minacciosamente predetto che “potrebbe verificarsi un genocidio” nel caso i leader eletti del Nagorno-Karabakh non si sottomettessero.

Un team di CSI si è recato in Armenia dall’11 al 16 settembre e ha potuto osservare il blocco operato dall’Azerbaigian nel corridoio di Lachin, l’unica strada che collega il Nagorno-Karabakh al mondo esterno. L’équipe ha inoltre visto gli avamposti militari azeri costruiti molti chilometri all’interno della stessa Repubblica di Armenia. È molto probabile che questa guerra si estenda all’Armenia meridionale e oltre.

Joel Veldkamp di CSI faceva parte della delegazione in visita e ha dichiarato: “Per nove mesi, le grandi potenze – Russia, Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito – non hanno fatto nulla per porre fine a questo assedio, o per scongiurarne l’esito molto prevedibile”.

Il 19 dicembre 2022, una settimana dopo l’inizio dell’assedio dell’enclave da parte dell’Azerbaigian, CSI e altre nove organizzazioni per i diritti umani avevano lanciato un allarme genocidio per i cristiani armeni della regione. “Nonostante questo avvertimento chiaro e tempestivo, il mondo non ha reagito”, ha dichiarato Veldkamp.

Il 14 settembre 2023, Yuri Kim, vicesegretario del Dipartimento di Stato americano per gli Affari europei, ha dichiarato in un’audizione della Commissione Esteri del Senato che “gli Stati Uniti non tollereranno alcuna azione volta a pulire etnicamente la popolazione armena del Nagorno-Karabakh o a commettere altre atrocità contro di essa, sul breve o sul lungo periodo”. Ed è proprio ciò che l’Azerbaigian sta facendo ora.

Eibner afferma: “Gli Stati Uniti e gli altri membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU devono fare collettivamente e individualmente ciò che avrebbero dovuto fare nove mesi fa: usare immediatamente tutti i mezzi a loro disposizione per frenare l’Azerbaigian e proteggere gli armeni del Nagorno-Karabakh, anche sanzionando i responsabili azeri.
In caso contrario, saranno complici di un altro genocidio armeno”.

Comunicato stampa (PDF)

Contatti:

Joel Veldkamp (E)
joel.veldkamp@csi-int.org
044 982 33 10

Rolf Hoeneisen (D)
rolf.hoeneisen@csi-schweiz.ch
044 982 33 77

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