24 morti nei raid perpetrati dalle milizie arabe nei villaggi del Sud Sudan – CSI porta aiuti

All’alba, piena di panico, Akon Nguet stringe al petto il suo bebé, raccoglie gli altri suoi bambini e lascia in tutta fretta la sua capanna per nascondersi nella boscaglia. Nel giro di pochi minuti, la sua casa è in fiamme. Dei miliziani islamisti arabi a cavallo e in moto hanno attaccato il suo villaggio nero a maggioranza cristiana nel Sud Sudan.

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Gli abitanti di Yinh Pabol hanno perso le loro case. csi

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Il 4 gennaio 2022 dei predoni arabi hanno attraversato il confine del Sudan distruggendo i villaggi Yinh Pabol e Warguet: si tratta dei primi attacchi di questo tipo nella regione da oltre 15 anni e sono arrivati senza alcun preavviso.

“La maggior parte degli aggressori a cavallo erano uomini mentre quelli in moto erano principalmente donne e sono arrivati sul posto circa un’ora dopo che gli uomini avevano preso alcune donne e bambini”, riferisce un collaboratore locale di Christian Solidarity International (CSI). L’uomo afferma che le assalitrici hanno lanciato forti urla di vittoria per celebrare il successo dell’incursione. La chiesa del villaggio di Akon è stata completamente bruciata.

Il governatore locale ha riferito che in questi due attacchi sono morte 24 persone.

Rapita una bambina di 8 anni

Alcuni vicini di Akon sono stati uccisi, altri invece sono stati fatti prigionieri e portati come schiavi in Sudan, come era già successo a decine di migliaia di sudanesi del Sud durante la guerra civile (1983-2005). Akon e i suoi figli sono sopravvissuti ma hanno perso tutto. La loro capanna è stata data alle fiamme e il poco che avevano è stato distrutto.

La figlia di Adhuol Wol Ahoi, di 8 anni, è fra i prigionieri.

“Ero ad una certa distanza dalla casa del mio zio materno, dove vivo con mia figlia Aguot Bol, e ho visto degli uomini a cavallo sparare per tre volte a mio zio. Hanno preso mia figlia, l’hanno messa su un cavallo e l’hanno portata via.”, ci ha detto la madre, sconvolta.

La madre, come Akon e centinaia di altre persone della zona, ora lottano per sopravvivere, nutrendosi di foglie, mendicando presso altre persone povere e accovacciandosi intorno al fuoco per scaldarsi di notte.

CSI attiva gli aiuti

Nel frattempo, si sono già attivati degli aiuti: un team di Christian Solidarity International (CSI) è presente sul posto fornendo viveri e kit di sopravvivenza che comprendono una pentola, una coperta, una brocca per l’acqua, una zanzariera e teli di plastica per proteggersi dalla pioggia.

Questi aiuti sono possibili grazie alle Sue donazioni e permettono di portare sollievo alle membra del corpo di Cristo che sono perseguitate in tutto il mondo.

Grazie al Suo sostegno, dal 1995 CSI ha potuto liberare dalla schiavitù decine di migliaia di sudanesi del Sud che erano al Nord, riportandoli a casa grazie ad una rete segreta per il salvataggio di schiavi. Col termine della guerra civile tra Nord e Sud Sudan, nel 2005, erano cessati anche, almeno per un certo periodo, i rapimenti di persone che venivano ridotte in schiavitù.

L’incursione con rapimento da parte di islamisti nel territorio di Akon, nel Sud Sudan, è stata la prima da oltre 15 anni: si è presentata nel contesto di un’ondata di jihadismo che ha coinvolto gran parte dell’Africa sub-sahariana, dall’Atlantico all’Oceano Indiano. I cristiani e gli altri non-musulmani non sono le uniche vittime ma sono particolarmente presi di mira in quanto considerati infedeli.

La minaccia del jihadismo nell’Africa sub-sahariana viene raramente affrontata dai nostri leader politici, economici e persino religiosi: è come se le membra africane del corpo di Cristo avessero poco valore.

La sopravvivenza di persone come Akon e i loro figli, o meglio, la sopravvivenza delle comunità cristiane minacciate dalla jihad in tutta l’Africa, dipende dalla nostra risposta. Lavorando insieme e dando prova di solidarietà cristiana, possiamo salvare vite e ridare speranza ai cristiani perseguitati e a coloro che non hanno altre speranze in questo mondo.

Grazie per aver colto questa sfida!

Oggi anche Lei può aiutare i cristiani colpiti dalla jihad in Africa!

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Ecco cosa può fare la Sua donazione
una capra per una famiglia vittima di un attacco
kit di sopravvivenza per una famiglia vittima di un attacco. Il kit comprende una pentola, una coperta, una brocca per l’acqua, una zanzariera e teli di plastica per proteggersi dalla pioggia
viveri sufficienti a nutrire una famiglia colpita per un mese intero!
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