Madre disperata trova aiuto per il figlio

Il popolo pakistano è, da settimane, alle prese con le disastrose conseguenze delle alluvioni di agosto, costate la vita a quasi 1’500 persone. Buona parte del Paese è ancora sommersa dall’acqua che si sta ritirando molto lentamente. Le squadre di soccorso di CSI forniscono aiuti d’emergenza e gestiscono centri medici mobili.

Lachmi e suo figlio. csi

Lachmi e il suo piccolo hanno trovato aiuto nel centro di assistenza medica sostenuto da CSI. csi

 

Quando i fiumi hanno rotto gli argini, oltre 30 milioni di persone in Pakistan hanno dovuto abbandonare le proprie case e molti di loro hanno perso tutto. Alcuni villaggi in regioni remote del Paese sono tuttora isolati dal mondo esterno. Le squadre di soccorso con i collaboratori di CSI cercano di raggiungerli in barca per distribuire loro viveri, acqua potabile, medicine e zanzariere. Le scene che si presentano ai loro occhi non lasciano indifferenti: la gente vive all’aperto, in accampamenti di fortuna, ed è facile preda di malattie come la malaria, la febbre dengue e la diarrea, particolarmente pericolose soprattutto per i bambini e gli anziani malnutriti.

La catastrofe è tutt’altro che finita

Anche dove l’acqua si è già ritirata non è più possibile riprendere una vita normale: case, strutture mediche e scuole sono state spazzate via. I danni alle infrastrutture e all’agricoltura sono stimati a 30 miliardi di dollari. Purtroppo, le catastrofiche alluvioni di quest’anno terranno impegnata la popolazione pakistana ancora per molto tempo.

Famiglia senza un avvenire

Lachmi Ghaman è una donna indù che vive a Kunri, un’area remota della provincia di Sindh, e ha cinque figli. Suo marito lavora come operaio a giornata e il poco che guadagna basta a malapena a sfamare la famiglia. L’alluvione ha portato via la loro casa, i loro pochi beni e il loro orto: sono rimasti senza più nulla.

Grata per gli aiuti medici

Con il sostegno di CSI è stato allestito un centro medico mobile a Kunri dove, in una settimana, sono stati visitati e riforniti di medicinali circa 3’000 pazienti. Anche Lachmi vi ha trovato aiuto per sé e per i suoi bambini: tutta la famiglia, infatti, soffriva di diarrea e malaria. Chi destava maggiore preoccupazione era il suo bambino di appena un anno, il quale versava in uno stato di salute critico. Presso il centro medico di CSI ha potuto essere visitato e curato e ora si sta riprendendo. Per Lachmi l’opportunità di ricevere assistenza medica gratuita è stata una vera e propria benedizione. La donna indù ha espresso la sua gratitudine, in particolar modo verso coloro che, con le loro donazioni, rendono possibili gli aiuti di emergenza di CSI.

Rolf Höneisen

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