Oggi è trascorso un mese da quando l’Azerbaigian ha istituito un blocco del corridoio di Lachin, a causa del quale 120’000 armeni nel Nagorno-Karabakh sono attualmente tagliati fuori dal resto del mondo. Le scuole sono chiuse, i bambini hanno fame, mancano medicinali, le forniture di energia non sono garantite. Per quanto tempo ancora il mondo chiuderà gli occhi di fronte alla catastrofe umanitaria che si sta verificando? CSI chiede che venga organizzato un ponte aereo autorizzato dall’ONU tra Erevan e Stepanakert!
Scaffali vuoti: in tutto il Nagorno-Karabakh non rimane praticamente più verdura. Foto: Marutvanijan/Twitter
Dal 12 dicembre 2022, 120’000 armeni del Nagorno-Karabakh sono tagliati fuori da qualsiasi fornitura esterna, e non arriveranno altri rifornimenti. Numerose famiglie sono rimaste separate fra loro e i casi medici gravi non possono essere trasferiti in Armenia per essere curati. I collaboratori di CSI in Nagorno-Karabakh riferiscono di una grave carenza di antidolorifici, farmaci per la pressione, pannolini e altri beni di prima necessità. I supermercati sono quasi vuoti, la carne abbonda solo perché la popolazione accerchiata ha iniziato a macellare il bestiame per il quale non ha più cibo. La politica di assedio dell’Azerbaigian sta portando in modo diretto ad una catastrofe umanitaria. John Eibner, presidente internazionale di Christian Solidarity International (CSI), afferma: “Per gli armeni del Nagorno-Karabakh il cappio si stringe sempre di più mentre il mondo assiste silenzioso e immobile!”.
400 tonnellate di merci entrano giornalmente in Nagorno-Karabakh attraverso il cosiddetto corridoio di Lachin. Questi rifornimenti sono ora interrotti da 30 giorni poiché l’unica via di collegamento è sbarrata dalle truppe azere e da presunti ambientalisti. I soldati delle forze di pace russe fanno da cuscinetto tra gli operatori del blocco e gli armeni dell’enclave.
Gli abitanti cristiani dell’enclave temono una nuova pulizia etnico-religiosa qualora l’Azerbaigian si impadronisse del Nagorno-Karabakh. I segnali d’allarme, infatti, sono tutti presenti, come indicato da CSI in un’“allerta genocidio” del 19 dicembre 2022. John Eibner di CSI avverte: “Il blocco del Nagorno-Karabakh segnala l’intenzione del governo azero di avviare un’altra fase del genocidio”.
Il 10 gennaio 2023, la Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati (CPE-S) ha condannato le violazioni del diritto internazionale provocate dal blocco del corridoio di Lachin. Alla luce della grave situazione in Armenia, la CPE-S chiede al Consiglio federale di intervenire presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La Svizzera dovrebbe esercitare pressioni, da un lato, per ottenere la rimozione del blocco e la cessazione delle ostilità e, dall’altro, per istituire un ponte aereo umanitario tra Erevan e Stepanakert, il capoluogo del Nagorno-Karabakh.
CSI sostiene l’iniziativa della CPE-S affermando che occorre allestire il prima possibile un ponte aereo umanitario: il tempo stringe e bisogna agire rapidamente. Il Consiglio federale deve adoperarsi in questo senso presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Gli armeni dell’enclave sono a corto di cibo e i malati gravi non possono più essere curati. Agendo tempestivamente e in modo deciso, una catastrofe umanitaria può ancora essere evitata.
Rolf Höneisen