Aiuti d’emergenza alle vittime delle inondazioni in Bangladesh

A metà giugno 2022, le continue piogge monsoniche hanno sommerso intere regioni del Bangladesh e dell’India, provocando un elevato numero di morti e seminando distruzione. Centinaia di migliaia di persone sono ancora tagliate fuori dal mondo e dipendono dagli aiuti. In Bangladesh, i collaboratori di CSI si sono fatti strada nella regione di Sylhet, duramente colpita, fornendo aiuti d’emergenza. Così facendo, si sono trovati loro stessi in grave difficoltà.

Alluvioni in Bangladesh

Donna su una zattera con il suo bambino. Ha appena ricevuto un sacchetto di cibo. csi

 

(CSI/rh) – Alcune regioni del Bangladesh e dell’India sono sommerse dall’acqua a causa di quelle che sono le peggiori alluvioni degli ultimi 50 anni. Il perdurare delle piogge monsoniche ha fatto straripare i fiumi e interi villaggi sono stati evacuati. Si stima che fino a quattro milioni di persone siano ancora isolate e abbiano perso tutto, le alluvioni, infatti, hanno spazzato via le loro case e devastato i loro campi. La gente è fuggita in zone più elevate e sopravvive in rifugi di fortuna. Le condizioni sono precarie: non c’è elettricità e mancano acqua potabile e cibo.

Sylhet duramente colpita

Particolarmente colpita è la regione di Sylhet, nel Nord-Est del Bangladesh. Nell’omonima città, tutto è fermo: le strade sono sommerse dall’acqua fino alle ginocchia e l’aeroporto ha dovuto chiudere. Questo è uno dei motivi per cui al momento è estremamente difficile provvedere alle esigenze della popolazione. L’organizzazione locale partner di CSI, “Engage Bangladesh”, ha caricato di viveri e acqua potabile una grande imbarcazione ed è partita alla volta di Sylhet. Per un’intera settimana ha distribuito cibo, candele, fiammiferi, pastiglie per la purificazione dell’acqua e altri utensili utili. In alcuni casi, dove non poteva fare altrimenti, ha calato in acqua dei canotti per far arrivare i pacchi di aiuti a persone in speranzosa attesa.

“Non avevamo più nulla da mangiare!”

Durante l’operazione, i partner di CSI hanno vissuto scene che li hanno profondamente colpiti. In preda all’angoscia, diverse persone si sono messe addirittura a nuotare in direzione dell’imbarcazione per ricevere subito gli aiuti, spesso con l’acqua che arrivava loro letteralmente fino al collo. Dozzine le mani tese che cercavano di ricevere un pacco di cibo dalla squadra di soccorso. Altri attendevano gli aiuti seduti su isolotti, a volte sui tetti delle case e sugli alberi. In totale, l’équipe squadra sostenuta da CSI ha potuto fornire beni di prima necessità a 800 famiglie. Shukur Ali, un padre di famiglia di Jamalgonj, è uno di loro. Sul suo volto leggiamo il sollievo quando ci dice: “Non avevamo niente da mangiare e non c’era acqua potabile… Abbiamo dovuto bere l’acqua del fiume e tutta la famiglia ha avuto la diarrea. Dio vi benedica per essere venuti da noi.”

Lo shock del viaggio di ritorno

Ultimate le consegne, la nostra squadra voleva fare rientro ma il motore dell’imbarcazione si è fermato improvvisamente: il serbatoio era vuoto. Non avendo remi a bordo, la barca non poteva più essere governata ed era in balia delle onde: gli uomini che si erano recati a Sylhet per salvare numerose persone si sono trovati loro stessi in grave difficoltà. Per tre giorni e due notti sono andati alla deriva e stavano quasi pensando di buttarsi in acqua e nuotare fino a riva quando è sopraggiunta una barca dell’esercito che li ha tratti in salvo. Hanno così tirato un sospiro di sollievo, pieni di riconoscenza.

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