Profilo
Paese: Iran
Arresto: 26 dicembre 2022
Stato attuale: detenuto a Minab
Preghiamo:
- affinché Dio fortifichi ed incoraggi il Pastore Matthias e sua moglie Anna
- affinché Matthias, Anna e gli altri due convertiti che sono stati arrestati non siano perseguiti dalla giustizia
- affinché le autorità iraniane smettano di considerare criminali le attività pacifiche delle varie comunità religiose
Aggiornamenti
2023
9 luglio | Matthias è stato trasferito al carcere di Minab (nel sud dell’Iran, a 1’600 km da casa), in relazione a una sentenza risalente al 2014, che lo condannava a 6 anni di carcere. Il trasferimento è avvenuto senza che egli potesse salutare la moglie e la figlia.
28 gennaio | La moglie di Matthias, Anna, è stata rilasciata dietro il pagamento di una cauzione di 180 milioni di toman (circa 4’000$). Anna è tuttora accusata, fra le altre cose, di “propaganda contro il regime” e “disturbo dell’ordine pubblico”.
3 gennaio | Anna viene convocata dai servizi segreti a Bandar Anzali, dopodiché viene anche lei arrestata e incarcerata a Rasht.
2022
- 26 dicembre | Agenti dei servizi segreti fanno irruzione in una chiesa domestica dove è in corso una celebrazione natalizia. Il Pastore Matthias e due altri cristiani convertitisi dall’Islam vengono arrestati e portati alla prigione di Lakan, a Rasht. Da gennaio 2022 | Il pastore Matthias è detenuto nel carcere di Anzali perché considerato “nemico pubblico”. Ciò nonostante, gli sono concessi regolari congedi carcerari durante i quali continua a svolgere clandestinamente servizi nella chiesa domestica locale.Gennaio 2022 | Un giudice della Corte suprema annulla la sentenza d’appello del 2014 e conferma la condanna iniziale di Matthias.
2021
- Dicembre | In un altro caso giudiziario, il Pastore Matthias è uno dei nove convertiti rilasciati dopo che la loro condanna a cinque anni per “aver messo in pericolo la sicurezza dello Stato e promosso il sionismo” è stata rivista. Sono stati tutti assolti nel febbraio del 2022.
2014
- Il Pastore Matthias viene condannato a sei anni di carcere per “aver messo in pericolo la sicurezza dello Stato”. Lo stesso anno impugna con successo tale decisione ma nel gennaio 2022 un giudice della Corte suprema annulla la sentenza d’appello e conferma la condanna iniziale.